La distanza che cura

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“La paura dell’abbandono ha portato a non evolvere, a fermare il motore, a non laurearsi, a non ottenere il risultato migliore.

Questa è un’allerta: se avete dei conti aperti con il passato, o una difficoltà anche relazionale con gli affetti familiari, questo libro fa per voi. Lo è forse maggiormente per chi non nega di averne. Il testo è nato a nostro parere per far riflettere, per avere una maggiore consapevolezza del ruolo di genitore e di figlio. Tentativo di disinnescare ordigni bellici che potrebbero esplodere dopo molti anni da quando sono stati lanciati, e fare più danni del previsto. Il fatto che l’autrice sia psicologa e psicoterapeuta di professione, non deve mettere a disagio chi vuole affrontare la lettura; lo stile chiaro e accessibile permette una accessibilità ai contenuti chiave anche a chi non è avvezzo ad affrontare alcuni temi in maniera scientifica.

Il titolo del libro per noi è forse la domanda più importante che ci dobbiamo fare: quale è la distanza che cura? E se cura, c’è un principio di malattia/malessere sottostante che non vediamo?

Un passaggio molto sfidante in tutte le famiglie è certamente la nascita di un figlio e del peso delle aspettative che i genitori gli fanno cadere addosso, perché magari in lui vedono una nuova possibilità di realizzarsi, oppure di prolungare la propria esistenza (con il rischio vivo di schiacciare la possibilità di autoaffermazione a modo suo della prole).

Una situazione che nasce inconsciamente, fin dalla scelta del nome del figlio, la consuetudine di dare il nome di un nonno o un bisnonno, nasconde il viatico che si spera il figlio possa prendere, come se lo si volesse mettere dentro una gabbia di valori che ne influenzerà per forza di cosa la vita o, peggio ancora, il senso di colpa futuro per aver tradito le aspettative del genitore.

Forse è proprio questo il messaggio e l’obiettivo principale dell’autrice, aiutare le persone a riconoscere quale sia la propria distanza che cura quando si esce per il mondo è poi si torna a casa; quale sia la distanza dal giudizio di casa, pur senza rinnegare i valori con cui siamo cresciuti.

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Valeria Locati, La distanza che cura, Mondadori, Milano, 2025

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