Signori bambini

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“VENERDÌ RE-VERSO

“Immaginazione non significa menzogna.”

 

Questo è un libro per ragazzi; questo è un libro per adulti; è un libro per professori; è un libro per sognatori: questo è Daniel Pennac, signori. Non tutta la produzione dell’autore francese tocca simili vette, tuttavia questo libro andrebbe letto e riletto a tutte le età, ridendo (talvolta amaramente) e riflettendo su tanti piccoli grandi temi, senza cercare “soluzioni di comodo”.

Come sempre Pennac pesca a piene mani dal materiale della banlieue parigina, terra fertile così come sono fertili tutti i margini, i luoghi di confine. È lì che nascono le storie migliori, ci disse una volta un libraio. Ed è proprio così: al confine tra l’infanzia e l’adultità, nella mescolanza di provenienze e generazioni, fioriscono le
intuizioni più significative e brillanti sull’umanità tutta.

Un tema di punizione, parte tutto da qui. Il perfido professor Crastaing, sintesi perfetta di ogni incubo preadolescenziale, fornisce questa traccia: vi svegliate una mattina e siete diventati grandi, i vostri genitori bambini. La ricetta del disastro. Oppure no? La penna magica che ha dato vita al capro espiatorio di professione e ai diritti del lettore compie la sua ennesima prodezza. Tutto si avvera, tutto è reale. E il monito del professore, “immaginazione non significa menzogna”, si incarna in un mirabolante scambio di ruoli che mette in discussione tutti i protagonisti.

Ma c’è dell’altro, oltre al gioco letterario: c’è un discorso sul mito fondativo dell’infanzia, il luogo ineludibile da cui tutto parte, nel bene e nel male; si parla di integrazione non in modo astratto o sofistico, bensì a suon di desideri e paure, come dire, vista da dentro e non spiegata da fuori; ci sono tanti amori diversi, nessuno dei quali idealizzato: quello di padre e figlio, quello perduto nella morte o nella fuga, quello ricordato e quello nuovo, disarmante e luminoso.

C’è anche quello della vecchia regina della strada, la magnifica Yolanda, colei che grazie ad anni di ascolto ha imparato a vedere un po’ più a fondo di tutti gli altri. Pennac maneggia l’irriverenza come un prestigiatore e se siete un tantino esasperati da un certo tipo di correttezza, quella che costruisce tabù e impedisce ai concetti di evolvere, provate a leggere questo: “I bambini cominciano tutti con la metafisica, gli adolescenti continuano con la morale, e noi adulti finiamo con la logica e la contabilità”. Le possibilità sono due: o fate i contabili e vi arrabattate per disinnescare una frase del genere, oppure provate a fare una verticale, vi mettete a testa in giù e guardate tutto da qui: “raccontate il seguito”.

Recensione di Delis 

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Daniel Pennac, Signori bambini, Feltrinelli, Milano, 1998

Edizione originale: Messieurs les enfants, Gallimard, Paris, 1997

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