Romanzo neorealista, novella partigiana, diario proto-femminista, memoriale psicologico e riflessione metanarrativa sulla scrittura: tutto questo – e molto di più – è Dalla parte di lei. Pubblicato per la prima volta nel 1949 da Mondadori, nel cuore di un’Italia ancora stordita dalla fine del fascismo e dalla guerra, il romanzo di Alba de Céspedes resta un’opera marginalizzata nel canone ufficiale (ancora tutto al maschile), nonostante la sua forza anticipatrice e la sua voce profondamente moderna. Come tanti romanzi scritti da penne femminili, è un ancora troppo poco letto, troppo poco discusso, troppo poco al centro. Eppure è un romanzo che parla a intere generazioni di donne, e forse, oggi più che mai, torna a reclamare ascolto.
La protagonista e narratrice in prima persona, Alessandra Corteggiani, è il cuore spezzato di un romanzo diviso in due parti, come spezzata era Roma sotto il fascismo, come fratturata è l’identità di chi cerca, in un mondo fatto da uomini e per gli uomini, un luogo autentico da abitare con il proprio corpo.
La prima parte vi trasporterà nei confini claustrofobici dell’infanzia e adolescenza di Alessandra, vissute in un appartamento piccolo borghese privo d’amore e slanci, dove l’unica luce ad illuminare i vecchi mobili paterni è quella della madre Eleonora. Donna del secolo scorso, Eleonora rimane incatenata nell’illusione della favola dell’amore salvifico che, alla fine, la condurrà al suicidio.
Mia madre era fatta per la dolcezza, per la tenerezza, per le carezze. Era una donna che si sarebbe potuta accontentare di pochissimo affetto, e che invece non ricevette mai nulla.
Attorno ad Alessandra, una galleria di figure femminili che la formazione patriarcale cerca di trasformare in archetipi, ma che de Céspedes restituisce nella loro complessità: la nonna abruzzese, matriarca intransigente e fredda custode dei “doveri femminili”; le zie Sofia e Violante; ma soprattutto Lydia e Fulvia, amiche e vicine di casa dalla vita frivola e superficiale, arrese al potere del desiderio maschile nel ruolo di amanti, vittime inconsapevoli di un destino già scritto.
La seconda parte del romanzo è invece attraversata da un ritmo nuovo, più incalzante e febbrile: sono gli anni della Resistenza, dell’impegno politico e del sogno – già in frantumi – di una nuova società. È in questo tempo di macerie e ricostruzioni che Alessandra incontra Francesco Maselli, giovane professore universitario e militante antifascista. L’amore tra i due, inizialmente vissuto da Alessandra come riscatto e liberazione da una situazione familiare opprimente, si tramuta gradualmente in una nuova prigione, in un “omicidio morale” da cui la protagonista non riesce ad uscire, se non con un ultimo, definitivo, atto conclusivo. L’illusione che l’uomo antifascista sia anche un uomo liberato dalla cultura patriarcale viene lentamente decostruita: Francesco, pur essendo colto e politicamente progressista, si rivela incapace di vedere, stringere e ascoltare la donna che ha accanto. Di lui rimane solo il muro notturno, metafora di un’irreparabile distanza, a letto come nella vita.
Io non potevo permettergli di avvicinarsi a me solo perché era mio marito, o perché era stato in prigione, se non lo avevo permesso a Tomaso che comprendeva tutto e mi amava. Pensavo questo e intanto l’accoglievo tra le mie braccia. “Francesco” gli sussurravo amorosamente all’orecchio. “Francesco” mormorai durante la notte mentre, sveglia dietro il muro, ascoltavo il monotono ticchettìo della sveglia misurare il tempo della mia solitudine.
“La storia di un grande amore e di un delitto”, così l’autrice definì il suo romanzo. Ma Dalla parte di lei è anche un gesto politico e letterario insieme: Alessandra infatti rifiuta lo stesso destino materno, le imposizioni sessiste del padre, i pregiudizi maschili verso il lavoro femminile, il
classismo della suocera, sempre più consapevole di sé e della questione femminile.
“Alessandra sono io”, afferma l’autrice nella pagina di un suo diario, e attraverso questo “io” Alba de Céspedes smaschera la naturale posizione di margine e subalternità della donna nella società patriarcale, trasformando questo romanzo in un’arringa di ribellione, parlando e scrivendo a nome di tutte noi.
Vi auguro di leggere questo libro e questa autrice, per potervi sentire, così come mi sono sentita io, sempre e solo dalla parte di lei.
Recensione di Maria De Gennaro
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Alba de Céspedes, Dalla parte di lei, Mondadori, Milano, 1949