A little life

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The books chosen by Federica Dagonese

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Mi accorgo di aver letto un buon libro quando le provo tutte, ma proprio tutte – come i capricci dei bambini – per poterne ritardare fino all’inverosimile la fine. Non l’ho letto tutto d’un fiato: ne inizio la lettura quando con stupore mi accorgo di averne divorato metà, mi fermo, metto il segnalibro e penso che sia una trappola seducente! Passo a un’altra narrazione, ma la storia di Jude sta ben piazzata nella mia testa, mi chiama e devo risponde definitivamente. Ma – piccola confessione – inizio a scrivere queste parole benché manchino ancora le ultime otto pagine – faccio ancora i capricci, perdonatemi!

Durante la lettura, una sola domanda mi risuonava nella testa: perché il titolo “Una vita come tante” se questa storia non è una delle tante? Insomma, va bene, tratta delle vite intrecciate di Jude, Willem, JB, Malcom, il cui perno è Jude, che no, non vive una vita normale da sempre. Senza anticiparvi troppo, può essere considerata una vita come tante quella di un bambino abbandonato, abusato sessualmente ogni volta che si sia ritrovato ad affidarsi e a fidarsi di qualcuno, vittima di un incidente che lo costringe a vivere con una menomazione fisica (e tanto altro)? Chiediamoci se questa può davvero essere una vita come tante. Vista da questa angolazione, no… ma quando si arriva all’ultima pagina, allora si capisce quale sia il comune denominatore che permette tale definizione. Jude soffre, ogni giorno: fisicamente è costretto a provare dolore; non solo, ma lo ricerca praticando un autolesionismo irriducibile; vive immerso nella sofferenza fino ad arrivare ad essere un trentenne che ha un’unica consapevolezza, ricavata da una vita di pene e delusioni continue che lo hanno portato a dichiararsi colpevole di tutto ciò che gli sia mai capitato: non vuole essere curato, rifiuta qualsiasi sostegno psicologico, non si apre a nessun amico, medico o parente, allontana gli altri quando sente puzza di amore o affetto. Vuole essere da solo perché sa di esserlo.

Chi o che cosa può salvare chi non vuole essere salvato? Ecco le risposte di questo libro: la tenacia e la perseveranza dell’amore – guai a dirmi che sono smielata, non è una mia idea. L’amore declinato nelle sue forme, quello donato da una famiglia adottiva, o dagli amici o da un compagno di vita che vuole solo amarti spiegandoti che non è necessario lottare contro la tua stessa vita. Così il nostro Jude arriva alla consapevolezza che può ancora essere riparato- attenzione al verbo al passivo, perché vuol dire che Jude ha capito che è vitale legarsi agli altri, che non è bene essere da soli. In questo sì che possiamo più facilmente riconoscerci e pensare, quando ci sentiamo arrivati alla fine dei giochi, “quali sono le tre cose che sai fare bene?” per ripartire più facilmente.

Il libro è diviso in due parti che continuano ad alternarsi: da un lato c’è una voce narrante che ci racconta il travagliato passato del protagonista, dall’altro ci troviamo nel suo presente. Finché le due parti non coincidono, non si uniranno nemmeno le due sfere di Jude. La narrazione – come avrete già capito dal prologo – è estremamente fluida nonostante sia molto descrittiva e racconti dei drammi umani e disumani per niente facili da digerire. Ben vengano le storie che ci fanno rabbrividire e piangere, ben venga la letteratura che ci racconta i tratti più oscuri di noi esseri umani pronti all’amore più profondo quanto alle scelleratezze più inaudite.

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Hanya YanagiharaUna vita come tante, Sellerio, Palermo, 2016

Edizione Originale: A little life, Doubleday, 2015

 

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