Eggman

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The books chosen by Andrea Salonia

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Adoro le parole scritte che si stemperano nel bel mezzo degli ingredienti nella descrizione dei cibi che prendon vita. Vocali e consonanti insieme alla farina, allo zucchero e al sale. Al fianco dell’olio. Perfino con la maionese. Lo trovo un connubio talmente magico da diventare uno sposalizio bello e buono. E questo accade sia per il fascino che la mescolanza dei generi è capace di esercitare su di me, solleticandomi gusto e olfatto e vista e udito e tatto e tutti insieme, sia per la piacevolezza del confronto tra generi, così tanto abile nel risvegliare molti pensieri assopiti, quanto anche per la veridicità e il senso di concretezza materica che le immagini di pietanze nel loro farsi, o già bellamente apparecchiate in tavola, son capaci di evocare. E ciò sia che si tratti di piatti artistici e rococò che di altri semplicissimi e genuini – poveri, come si dice – la frusta che porta il bianco d’uovo a montarsi fino a somigliare a neve fresca, o il cioccolato che si appresta a destare

Afrodite nel suo amplesso col peperoncino. Tutto, insomma, mi ammalia nel racconto del cucinare, che è spesso rappresentazione di quel tremebondo teatro che chiamiamo vivere. Aiuta a spiegarlo, a interpretarlo, a sopportarlo, a goderne, e persino a non soccombervi. In tal senso, credo che il mio romanzo Domani, chiameranno domani mi abbia aiutato ad amar ancor più questo mischiarsi di ambiti tanto lontani, con i miei personaggi/persone Graziella e Augusto che insegnando a far orecchiette e sughi, l’una, e imparando a mettere le mani nella farina con l’olio il sale e tutto il resto, l’altro, si son fatti bravi a immergersi nella vita, scampando alla claustrofobia e alla disperazione dell’attesa di chi attende (forse invano). Ecco: il raccontare la storia di Augusto mi ha davvero donato la viva sensazione di tutto il bene e il bello dell’impasto tra il cibo che vien preparato, le sue meraviglie, i suoi segreti, e il quotidiano degli eventi che occorrono.

Uova di Hitonari Tsuji (Rizzoli 2022, traduzione di Asuka Ozumi) ha letteralmente decuplicato questo mio sentire. A partire dalla prima di copertina, dove campeggia un uovo sodo in sezione sagittale, con tanto di tuorlo che pare fin uscire dalla carta, quasi fosse tridimensionale. Ecco la concretezza, anche qui per certi versi materica, del cercare di dar spiegazioni agli accadimenti dei giorni, nel mentre che si è intenti a preparare la più elaborata delle pietanze a base di, guarda caso, uova.

Uova è il racconto – per certi versi irrealistico, per altri drammaticamente veridico – della vita di un uomo e di quelle attorno alla sua, satelliti alla prima e necessarie alla stessa. Eggman è il personaggio/persona, lo chiameremo così, con il suo nome d’arte nelle pagine. Solo, autodefinitosi noioso, frequenta un locale tipico della Tokyo lontana dai riflettori e dalle luci pirotecniche. Capace di pacifica rassegnazione, incontra una lei, e ne rimane silenziosamente affascinato, senza osare, perché se troppo avesse aspirato a una felicità maggiore ne sarebbe stato punito. Così, pensava Eggman. Ma da soli è difficile essere felici. “Bisogna” imparare come sia fatto l’amore, perché quando lo si scopre questo arriva e inebria l’esistenza.

Descritto così parrebbe un romanzo in tinte rosa, e in piccola parte lo è pure. È di più, perché racconta con un misto di tenerezza e rigorosità tipicamente giapponese, oserei dire, di come per arrivare a preparare una pietanza servano talvolta molti ingredienti, soprattutto se la si vuole ben fatta, ricca quel giusto e ben cotta; idem la vita. Per questo Uova non è un romanzo di genere, ma è un insieme di generi nel romanzo – criticamente direi forse perfino troppi – di eventi che diventano emblematici di un determinato stato d’animo, di un problema, di un insuccesso e poi di un successo strepitoso. Dell’essere accolti, dell’essere rifiutati. Delle famiglie a cuore. Delle famiglie difficili, stereotipo della modernità: frammentate, isole lontane. Delle parole che si vorrebbero dire, e di quelle che non si riescono a pronunciare, ma che continuano a frullare in giro per la testa. E tutto condito con una salsina delicata ma ricca, proprio come un uovo: rosso nel centro, bianco all’intorno.

E poi Uova è una lettura piacevole, e ci conferma della diversità e della molteplicità. Perché hai voglia a dire: un uovo è un uovo, e le uova son tutte uguali. Sbagliato. Ciascuna di loro è diversa, per colore, dimensione, gusto, compattezza, proprietà. Proprio come noi, gli esseri umani intendo.

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Hitonari Tsuji, Uova, Rizzoli, Milano, 2022

Original edition: エッグマン,  Eggman, 2017

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