Il mio nome era Anastasia

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Scritto da Micol Rizzo

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Helga, protagonista e autrice, non potrà fare a meno di entrarvi nel cuore e restarci davvero per molto tempo. Questo romanzo, che è un’autobiografia del vissuto fanciullesco dell’autrice, ci racconta la seconda guerra mondiale attraverso gli occhi di una bambina

Fin da bambina, il mio film preferito era Anastasia, la storia della principessa Romanov, figlia dello zar. Questa passione non si è affievolita crescendo, complici i miei capelli biondi e gli occhi chiari, per i quali sono spesso stata scambiata per Russa.

Ariel Lawhon ci racconta, attraverso pagine scritte con la cura e la grazia di chi entra in punta di piedi all’interno di una vicenda così drammatica, non solo la storia di Anastasia Romanov e la sua famiglia, ma anche la storia di Anna Anderson, la donna che nel 1920, ovvero due anni dopo l’uccisione dello Zar e della sua famiglia, afferma di essere la sopravvissuta: Anastasia.

Pagina dopo pagina, si entra all’interno di una storia più grossa di noi: da una parte abbiamo Anastasia che nel 1918 affronta insieme alla sua famiglia, i tumulati che scuotono la Russia in seguito alla rivoluzione di Ottobre, mentre dall’altra troviamo Anna Anderson, donna confusa e spaesata che afferma di essere proprio Anastasia,sopravvissuta al massacro avvenuto nei sotterranei di Ekaterinburg. Colpisce molto la capacita di Ariel Lawhon di mantenere un alone di mistero sulla figura leggendaria di Anastasia, senza però renderla una caricatura, ma mantenendo un certo rispetto ed una certa dignità verso quella che è stata una persona realmente esistita.

Altro aspetto molto importante, è il talento dell’autrice nel descrivere Anastasia cosi bene caratterialmente, da darci l’impressione di conoscerla da sempre. Ho apprezzato molto la scorrevolezza del libro, che riesce ad essere semplice, ma non banale. Ovviamente, per motivi che si possono facilmente comprendere, alcuni dettagli sono stati romanzati o leggermente modificati, ma l’impegno e la costanza della Lawhon nel portare avanti una storia coerente con la realtà, è sicuramente ammirevole.

Essendo, Anastasia, un personaggio storico a me molto caro, ho apprezzato questa tendenza a renderla umana, vera e reale fino alla fine, con le sue certezze e le sue paure, con i suoi dubbi e la sua capacità di proteggere le sorelle ed il fratello, mostrandosi dura anche se fragile. Posso dire con certezza, che questo libro è un tributo ad una storia che ha un velo di mistero, ma che bisogna pur sempre considerare un fatto storico, e portare il rispetto che merita e che ha ottenuto con la semplicità e la gentilezza con cui è stata raccontata da Ariel Lawhon.

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Ariel Lawhon, Il mio nome era Anastasia, Piemme, Milano, 2019 

Edizione originale: I was Anastasia, Penguin Random House, 2019

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