L’ultima colonia italiana in Africa

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“Non bisognava disprezzare o umiliare gli etiopici, ma ci doveva essere una chiara distinzione tra bianchi e negri.”

Lettura impegnativa, non in programma nel calendario Booktomi di inizio anno. 

Abbiamo sentito l’esigenza di inserire e condividere questo libro sull’onda delle manifestazioni di strada che stanno scuotendo il mondo, dopo la morte violenta dell’ennesimo afroamericano per mano della polizia. 

Per quanto a prima vista possa sembrare non esserci alcuna connessione tra il tema del libro e i fatti di oggi, la nuova teoria sulla storicità del razzismo riportata dall’autore, spiega in maniera chiara i fatti di oggi e, ci sentiamo di dire, quelli di domani. 

La conquista dell’Etiopia ha rappresentato l’ultimo colpo di coda dell’ottocento nel continente africano. Un’azione fuori dal tempo portata a compimento dall’Italia per dare consistenza fisica alla propaganda nazionalista, ed essere riconosciuta come grande potenza europea e mondiale. In realtà è stata una mesta carnevalata per distrarre la popolazione da problemi molto più importanti.

Una guerra portata avanti con l’utilizzo di armi non convenzionali, e altri crimini contro l’umanità, di uguale atrocità a quelli che sarebbero seguiti durante il secondo conflitto mondiale. L’uso di gas, rappresaglie ingiustificate (come i tre giorni di violenza seguiti all’attentato a Graziani) ed esecuzioni sommarie hanno rappresentato un modus operandi solo parzialmente condannato dalla comunità internazionale. Dopotutto il solo demerito dell’Italia sembrava essere quello di essere arrivata troppo tardi ad una tavola in cui gli altri commensali si erano già serviti, e non per la violenza delle azioni intraprese. 

Dalla ricerca archivista per raccontare l’ultima avventura coloniale italiana prende forma il neologismo storico chiamato razzismo omologato. 

Una discriminazione razziale collaudata e accettata da buona parte della comunità internazionale, con una sola divisione netta tra bianchi e non bianchi. Un senso di superiorità biologica e culturale visibile a pelle, per cui era giusto trattare i non bianchi come animali e privarli di ogni diritto. Oggi come ieri (per quanto parzialmente edulcorata). 

Il libro ci è piaciuto, peccato per alcuni errori di troppo di editing, che vanno a intaccare il valore assoluto di un lavoro scientifico ben fatto, con una bibliografia poderosa e ponderosa. 

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Valentino De Bernardis, L’ultima colonia italiana in Africa, Bonanno Editore, Acireale-Roma, 2007

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