Mondo piccolo

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“VENERDÌ RE-VERSO

“Da casa mia a casa sua ci separano 574 km. Troppi”.

Un consiglio piccolo. Un libro piccolo. Una voce piccola: quella dei Tiromancino, colonna sonora per cuori in transito. Sfogliare questi viaggi microscopici lascia un po’ la sensazione di quando sentiamo Stitch dire: “Questa è la mia famiglia. L’ho trovata per conto mio. È piccola e disastrata, ma bella.”

Perché scrivere un libro per raccontare di luoghi a misura di emozione? Perché leggerlo? Forse per sentirsi compresi, nel senso di capiti, ma anche in quello etimologico di tenuti insieme. Ci muoviamo ogni giorno per strade immense, città galattiche, paesaggi sconfinati. La tastiera infinita che Novecento non avrebbe saputo (né voluto) suonare. Le nostre giornate, il tempo che attraversiamo travestiti da passanti e comparse, sono così privi di difese che è come se qualcosa di noi si espandesse di continuo fino a scomparire e perdersi nell’etere. Invece ciascuno di noi ha bisogno di un contenitore stabile per poter fiorire, generare legami, riconoscersi in un’identità. Valerio Millefoglie è un piccolo uomo su di un piccolo sentiero alla ricerca di un piccolo sé, un sé che sia abbastanza. Abbastanza da abbassare le armi, amici, abbastanza da non dover combattere per difenderlo. Viaggia per scoprire luoghi minuti ma densi, carichi di senso, non dispersi, compatti nel loro peso specifico, nel loro esistere. Entrarvi ha sempre qualcosa di sacro, di mistico – ridurre lo spazio per ampliare la cassa sonora delle percezioni, tutte riattivate, tutte all’erta. C’è timore ed esitazione e rispetto. Stupita riverenza di fronte alla magia della scoperta. 

“Potrei sognare di un uomo sovrappensiero, l’uomo più sovrappensiero di tutti, non ha mai risolto nulla […]. Tutte le decisioni che doveva prendere non le ha prese.” 

Sono noticine, riflessioni, ammissioni di colpa, nostalgia di cose non accadute, di tempi non attraversati. Sono passi cauti e speranzosi insieme, infinitamente teneri nel loro tentativo di occupare esattamente lo spazio necessario. Il viaggio di questo libro è condivisione estrema e rassicurante: c’è il senso di fallimento, di spaesamento, la ricerca, un amore piccolo e prezioso a cui aggrapparsi per sporgersi a guardare un po’ più in là. Non vi è nulla di banale, nulla di stucchevole, onestissimo terrore, fanciullesca curiosità dello sguardo. Ma anche e soprattutto (perché il viaggio sia un Viaggio) apertura all’incontro, braccia aperte all’ignoto sapere che l’Altro porta con sé. È un libro fatto anche di parole riportate, di scambi, di altri viaggi, altre storie: Millefoglie le raccoglie e, con la cura dell’artigiano, meticoloso nel costruire il suo personale mosaico di vite, luoghi, ricordi, le restituisce umilmente al lettore, compagno di cammino in differita, sicuro che il quadro finale, quello visto da lontano, avrà un significato diverso per ciascuno. Certo che tutte le tessere diventeranno a loro volta una singola tessera nel mosaico sentimentale del lettore. Siamo tutti a pezzi e cerchiamo di tenerli insieme: è sensato pensare che, forse, concedendoci un po’ di comprensione, è nell’abbraccio con cui li raccogliamo che sta tutta la bellezza. 

 

Recensione di Delis 

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Valerio Millefoglie, Mondo piccolo, Laterza, Bari, 2014

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