Observatory Mansions

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I libri scelti da Andrea Salonia

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Difficilmente si potrà leggere un romanzo tanto cupo, tanto gotico, ricco di tale cattiveria e tanto buonismo insieme, di illusione e disincanto, come Observatory Mansions.

Difficilmente si potrà trovare tanta fantasia perversa, difficilmente ci si troverà magati da una stranezza così normale, una mordace e impietosa descrizione dell’essere umano, pregna di dolore struggente, annegata nell’ironia e condita da uno sguardo tanto sardonico, come si legge in Observatory Mansions.

Difficilmente capiterà al lettore di andare in terza di copertina così tanto spesso per guardare in faccia l’autore – Edward Carey, in questo specifico caso –, per tentare di comprendere le nebulose astrali da lui attraversate, per sincerarsi che esista davvero una persona in carne e ossa, e soprattutto cervello e pensieri, dietro un siffatto insieme di parole in fila indiana, così fluide e accattivanti, per cercare di capire chi sia riuscito a scrivere un romanzo così inusuale, così strano, così avvincente, così vivo, così finto e così vero.

Difficilmente si potrà rimanere neutrali, passivi, apatici e indifferenti nel leggere le vicende di Francis Orme, personaggio in guanti bianchi, persona inventata, certo, ma di tale veracità di sentimenti, pensieri, parole, opere e omissioni da rappresentarci tutti, il genere umano intendo, o quantomeno moltissimi di noi. Difficilmente ci si potrà scordare di questo Francis Orme e dell’abbecedario di persone a lui attorno una volta terminato il romanzo, circa 400 pagine, in questo mio caso nella bella traduzione di Sergio Claudio Perroni, pubblicato da La nave di Teseo.

L’ho già scritto non ricordo dove e quando: inserisco dei piccoli adesivi colorati sul bordo delle pagine a segnar ciò che più mi impressiona mentre leggo, ciò che mi piacerebbe ricordare sul serio, quello che mi ha interessato e attratto, le parole che avrei desiderato fossero uscite dalla mia penna e che invece – senza tema di invidia, che non mi appartiene – ammiro nelle pagine di altri romanzieri, molto più capaci del sottoscritto. Un esempio: “…Quanto accumula durante la propria vita una persona normale?…” Così scrive Carey. Il suo Francis Orme ha costruito, mattone dopo mattone, una insolita collezione che consta di novecentonovantasei oggetti, di cui nulla svelerò a chi volesse leggerne, venendone rapito, ne son certo. Così ho pensato a mia volta, ritrovandomi davanti alle cataste di libri e di oggetti che affollano la mia casa, che la posseggono, loro più di me – tra gli altri, centinaia di principi piccoli con mantello e spadino in tante lingue e fogge grafiche differenti, alla ricerca di quell’indispensabile/essenziale invisibile agli occhi che è tanto difficile da trovare – compulsivamente accatastati negli anni, e solo in parte in bell’ordine.

O ancora: “…Alla fine anche i ricordi si esauriscono, anche i ricordi hanno una fine. Non c’è ricordo che possa durare in eterno. Per farlo dovrebbe essere associato al presente. E nessuno può ricordare il presente…”. Ecco, io spero tanto di riuscire a serbare almeno un poco di queste pagine così strane, inconsuete, rare, atipiche, fin straordinarie. Che se ben si pensa, son tutti sinonimi tra loro, ma ciascuno con un’accezione, una sfumatura, una fragranza differente, efficacemente dissomiglianti tra loro. Vorrei tanto che un poco di ciò che è racchiuso nelle pagine di Observatory Mansions mi rimanesse proprio attaccato all’anima, perfino …la sgradevole, inconfondibile impronta di una solitudine disperata e assoluta…di cui qui si parla.

Ho proprio amato questo romanzo, antico e nuovissimo al tempo. Per il mio compleanno un amico affettuoso mi ha fatto dono di un libricino, Papier d’Arménie si intitola. Non è da leggere, ma da odorare. Una chicca di Parigi, dove lui ha abitato, innamorandosi della città e di una pittrice, come nelle migliori storie parisienne. Non svelerò cosa sia un Papier d’Arménie, ma accendendone un frammento di una delle pagine, davanti al temporale tempestoso di una di queste ultime serate milanesi, non ho potuto che tuffarmi nella astratta e disperata felicità di Francis Orme. Una magia, come solo il connubio delle rarità sa creare.

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Edward Carey, Observatory Mansions, La nave di Teseo, Milano, 2021

Edizione originale: Observatory Mansions, 2000

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