Ho paura torero

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Io ero un finocchio che mia madre gli aveva lasciato come castigo, diceva. Per questo mi picchiava duro.

Cile, Settembre 1986. Un paese in fibrillazione per l’anniversario del colpo di stato del Generale Pinochet. Da una parte abbiamo i dissidenti che con manifestazioni e attentati provano a non chinare la testa ad una delle più dure dittature latino-americane; dall’altro i militari che reprimono nel sangue ogni espressione di dissenso, senza fare differenze tra donne, anziani e bambini. 

In questo stato di perenne tensione, ci sono le storie personali di Carlos e Fata, Pinochet e la moglie Lucía Hiriart. Una contrapposizione ideale su due realtà in antitesi, che vanno oltre le frazioni interne al Cile, ma si estendono alle complessità del genere umano e dei rapporti interpersonali. 

Fata è un’anziano omosessuale innamorato perdutamente del giovane Carlos, di cui non conosce e non vuole conoscere il vero nome perché vive in clandestinità, impegnato nella lotta politica con il Frente Patriótico Manuel Rodríguez – FPMR (per altro realmente esistito). Un amore talmente puro e intenso per cui decide di unirsi in prima persona nel FPMR prestando la sua casa come base/magazzino. Certo il dubbio che Carlos all’inizio usi Fata (e i suoi sentimenti) per un suo tornaconto personale è quasi una certezza, ma con il trascorrere della lettura avrà il tempo di farsi parzialmente perdonare. 

Il dittatore Pinochet è raccontato nell’intimità di una vita familiare ormai arrivata al capolinea, con una moglie frivola, classista e vanesia che mal sopporta e l’usura del potere che lo farà vivere in una bolla sempre più lontana dalla realtà.

Molto apprezzata la scelta stilistica di raccontare le storie delle due coppie in parallelo, intervallandone i capitoli, così come di inserire i dialoghi dentro il testo senza spezzare il racconto. Senza parole, in senso positivo, la capacità dell’autore di descrivere alcune situazioni e stati emotivi dei personaggi come piccoli affreschi rinascimentali, che si possono solo ammirare. 

Il libro ha la potenza dirompente di trattare un tema importante come quello dei diritti e della tolleranza in un contesto storico/politico/sociale che definire difficile potrebbe essere riduttivo. Ci sono alcuni passaggi che, seppure di fantasia, hanno un’attualità unica, e la avranno anche tra altri vent’anni, ma senza anticiparvi altro, vi invitiamo alla lettura del libro. 

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Pedro Lemebel, Ho paura torero, Marcos y Marcos, Milano, 2021

Edizione originale: Tengo miedo torero, Santiago, Grupo Editorial Planeta, 2001

2 comments

  • Lisa

    15 Marzo 2024 at 16:02

    Concordo pienamente! Sono rimasta affascinata dalla lingua, da come l’autore con poche immagini riesca a restituire al lettore la realtà di quei giorni drammatici in Cile. Lemebel lavora sulla parola e i dialoghi con la cura e la precisione con cui Fata ricama le sue tovaglie. Fata è indimenticabile, per il dolore che porta dentro di sé, per la leggerezza con cui sembra affrontare la vita e per la dignità e consapevolezza della scelta finale. Peccato sia l’unico romanzo di Lemebel!

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    • Redazione

      4 Aprile 2024 at 17:28

      Ciao Lisa,
      sei riuscita ad andare a vedere anche la trasposizione teatrale?
      Noi attendiamo che torni a Milano

      Reply

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