Factory

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Forse la solitudine di cui si beava lo stava logorando più di quanto lui stesso volesse ammettere.”

Il libro è stato una sorpresa. Ci siamo approcciati alla lettura, e non abbiamo paura a dirlo, pieni di pregiudizi pensando all’ennesimo libro per ragazzi pieno zeppo di luoghi comuni, da dover digerire controvoglia, invece si è rivelato un’esplosione di opportunità e di riflessioni. Quando si dice che bisogna vincere i pregiudizi per aprire la mente…

Lo stile semplice di scrittura è in linea con il pubblico di riferimento dell’autore, ma attenzione, semplice non vuol facile o fanciullesco. Lato nostro, per la profondità metaforica intrinseca in alcuni passaggi, ne consigliamo la lettura anche ad un pubblico adulto.

Le avventure del topolino Scorza e degli amici, che andrà ad incontrare nel corso della vita (Fiore, Aurora e Nuvola), raccontano il mondo di oggi, nelle sue ipocrisie e contraddizioni.

Solitario, egoista e malfidente, Scorza è il prototipo perfetto dell’individuo singolo nella società moderna, stretto dall’unico obiettivo di soddisfare i suoi bisogni primari, disinteressandosi di quelli altrui.

Alla ricerca costante di cibo, Scorza si avventurerà all’interno di una fabbrica con ampie riserve alimentari. A causa di una serie di eventi, entrerà in  contatto con altri animali, la cui purezza d’animo e semplicità riusciranno a far breccia nel cuore del topolino. 

Le spedizioni nella fabbrica si tradurranno in visite di piacere ai suoi nuovi amici e, prima che se ne renda conto, Scorza capirà il senso della parola generosità.

Da qui si aprono vaste aree di riflessioni sull’attività dell’uomo (nel senso di specie umana) nel mondo. Un’azione autodistruttiva senza rispetto per gli altri esseri viventi. Così come lo sfruttamento degli animali con allevamenti di massa, e mattanze, che fingiamo di non vedere quando sono ben confezionate all’interno di scatolette di latta con immagini di animali felici.

Dobbiamo aprire la nostra mente, essere come Scorza, perché lo scopo principale della vita è aiutare il prossimo, specialmente di chi è condannato ad una vita di difficoltà senza alcuna aspettativa per il futuro. 

Un libro di una umanità assurda con protagonisti animali, non è forse anche in questa sottile ironia il senso della vita?

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Tim Bruno, Factory, Rizzoli, Milano, 2020

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