Splendi come vita

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“Il lieto fine bisogna conquistarlo, non inventarlo.”

Maria Grazia Calandrone ci affida una storia privatissima e intima; dalle note amare sin dalle prime pagine. È il racconto di un rapporto madre-figlia costituito da un amore profondissimo durante gli anni d’oro dell’infanzia e da un enorme caos negli anni avvenire.

Non si tratta di una semplice storia raccontata da una figlia, bensì di un rapporto tormentato con una madre adottiva che ad un certo punto rifiuta di essere madre: da qui la drammaticità di una vita. “Mamma”, o talvolta declinata in “madre”, è la parola più frequente del romanzo: è una presenza letta in ogni pagina; una nota dolce che ci spinge nelle più profonde sfere emozionali; uno strido che ci porta a soffocare una lacrima, che -attenzione, vi avvisiamo- rischia di esplodere definitivamente all’ultima pagina.

Il lessico, benché non sia per nulla asciutto o ristretto, rimane focalizzato, infatti, sulla parola “mamma” continuamente chiamata o solo raccontata; è un continuo rievocare nella coscienza di tutti i lettori un termine che immancabilmente suscita in noi delle profonde emozioni. Non abbiamo potuto fare a meno di notare che il tema della figura della madre o della maternità è centrale nella letteratura italiana di quest’anno; vi abbiamo già parlato di come si può essere madri e di chi può anche essere madre in Borgo sud, o di come una madre possa sentirsi rifiutata da una figlia in Sembrava bellezza. E adesso, in Splendi come vita si assiste ad una problematica in più: che cosa succede se una madre non si sente tale? Se è lei a rifiutare la figlia.

Fin qui potremmo definire il libro una struggente storia che ci affascina ancora di più perché sappiamo, sin dall’inizio, che si tratta di vicende realmente vissute. Ma non è tutto qui: la scrittrice ci conduce lungo la propria vita di figlia attraverso le onde del linguaggio e delle forme della poesia. Siamo in presenza di una prosa poetica, a nostro parere, di altissimo livello. Sono le parole la vera forza di questo romanzo, molto più della storia, perché raggiungono un’importanza magnetica in ogni pagina; sapientemente accostate o addirittura isolate: una sola parola a riga- o verso?- ci trascina da una pagina all’altra.

È una letteratura questa nostra contemporanea che vuole dirci forse “la mamma non è sempre la mamma” e niente può essere dato per certo a priori. Splendi come vita ci ha insegnato questo, in una maniera aggressiva e allo stesso tempo dolce; una dolcezza fornita unicamente dall’andirinvieni delle parole sapientemente scelte e destreggiate.

La vera sorpresa è nelle ultime pagine: lettore avvisato…

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Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita, Ponte alle Grazie, Milano, 2021

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