Diario di un’estate marziana

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La verità dei fatti è inutile e comunque non definisce quella delle persone?

Flaiano, Roma, estate. Tre parole evocative che raccontano in maniera perfetta il libro. Ricordi, camminate, riflessioni che sono in grado di far conoscere come un vecchio amico Ennio Flaiano, quello che lui ha rappresentato, anzi rappresenta, per il panorama culturale italiano.

Ennio non era altro che un abruzzese trapiantato a Roma in giovane età, e che fa sua la città eterna, nonostante le differenze caratteriali, che si concretizzeranno negli anni in un rapporto di odio e amore. Un sentimento unico impossibile da scindere, come in ogni innamoramento profondo. Difatti racconterà la Roma che si appresta ad essere conquistata dai fascisti giunti da tutta Italia, e poi ancora la Roma piena di vita del secondo dopoguerra, e poi ancora di quella che annoia, come un film visto e rivisto. 

La presunta pigrizia di Flaiano, cozza con il suo sangue pescarese, ma si sposa benissimo con quella presunta per cui è famosa da sempre; ma è poi veramente cosi? Quale è il confine tra pigrizia e la volontà di fare solo quello che è veramente importante o magari il desiderio di vivere la vita con altri ritmi?

La scrittura del testo si sposa perfettamente con quanto raccontato, un’ombra di nostalgia sotto cui tutti trovano riparo nelle lunghe e calde estati romane. Le camminate per la città, i pensieri lasciati liberi di andare lontano, ma non troppo per rimanere sempre visibili dietro le auto parcheggiate, sono propedeutici a rinfrescare i ricordi. Difatti, già nel titolo si specifica che siamo di fronte a un diario, e non a un romanzo vero e proprio, quindi ad una visione/riflessione dell’autore di un tempo andato via per sempre e di uno scrittore forse ancora non pienamente capito, ma che comunque ha lasciato un segno. 

Non è un caso che nel testo si parli di flaianite, per spiegare quel fenomeno per cui modi di dire, locuzioni verbali e aforismi vengono per abitudine ricondotti a Flaiano, anche se lui non li ha mai pronunciati, ma che certamente avrebbe potuto dire. 

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Tommaso Pincio, Diario di un’estate marziana, Giulio Perrone, Roma, 2022

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