Piccolo corpo

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“VENERDÌ RE-VERSO

“Tutte le sue voglie si coniugano all’infinito.”

 

É difficile pensare a un cuore che non sia anche una battaglia. Alcune sono lunghe e devastanti, altre piccole e meschine, ma il cuore sembra sempre avere lo spazio necessario per ospitare anche il più incomprensibile dei dolori.

“Piccolo corpo” è lo spiraglio della porta attraverso cui possiamo spiare un cuore in lotta: contro l’assenza, contro la perdita, contro la fatalità. Si tratta di un lungo racconto (100 pagine) su come una ferita possa installarsi in un corpo e abitarlo ben oltre la superficie delle cicatrici. É la storia di una donna che costruisce la propria vita consapevole di un vuoto, inaggirabile, la storia di un amore che genera due figlie e poi si interroga su se stesso, sulle direzioni della vita, sull’evidente impossibilità di non commettere degli errori, di non avere paura. “Solo gli abeti rossi non tremano”.

Le domande che ci pone sono sempre concrete, solide – la maternità è grave, contraddittoria, mai idealizzata, i processi più complessi trovano consistenza in una bottiglietta di acqua tonica. Le relazioni, nei gesti. Le emozioni: nei corpi.

La lingua che sceglie Tarini per raccontare questa storia evoca l’immagine di una foresta che cresce davanti alla lente spietata di un timelapse: lenti e inesorabili gli strati di vegetazione crescono, mutano, si sovrappongono, creano mutue relazioni, si soffocano e si sostengono. Ogni parola è decisa e precisa nel descrivere l’attimo in cui qualcosa sta accadendo (“Il manico si era sciolto mentre ci abbracciavamo confusi.”) – è una parola che ama e che soffre e che sente la responsabilità della sua scelta.

Un espediente, in particolare, non può passare inosservato, nella sua buffa evidenza: tutti i protagonisti hanno un nome che inizia per A. Cercando di evitare azzardati voli pindarici, ci piace pensare che questo piccolo messaggio in codice richiami l’Amore così come può manifestarsi in mille modi, intensità e persone diverse; come se possedesse molti volti, tutti legittimi, vano ogni tentativo di incastrarlo in una forma rigida. Possiamo sbagliarci, suggestionati dalla lettura di questo album di famiglia tridimensionale, breve eppure sufficiente, struggente nel suo realismo, brutale nella sua nudità. Possiamo sbagliarci.

Eppure: “Conosco quella sensazione. L’amore ha questa forma”.

 

Recensione di Delis 

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Gaia Tarini, Piccolo corpo, Barta, Pisa, 2022

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