I dimenticati

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Avremo, per mille anni, la pace.”

Un testo intenso, in cui l’autore rivive le sue memorie di militare impiegato in Africa durante il secondo conflitto mondiale.

Lineare nel ricordo, come se fosse un lungo diario, in cui vengono riportati sogni, dubbi, singoli eventi quotidiani che messi assieme hanno segnato le sorti del conflitto, fino alla disfatta in Sudan, l’imprigionamento e il lungo periodo trascorso in India.

Il dettaglio di alcune situazioni e delle incertezze del comando ci offrono uno spaccato unico, che andrebbe sommato a libri di storia più consistenti per avere un quadro completo di quello che è stato. La testimonianza sincera dei protagonisti è forse una delle fonti storiche più rilevanti per capire come si è arrivati ad alcune decisioni e ad alcune catastrofi umanitarie, oggi dimenticate, o peggio ancora rivisitate o reinventate per dare una visione distorta a chi non ha bisogno e voglia di approfondire.

Da scoprire, soprattutto per chi non ne avesse conoscenza, la parte descrittiva delle relazioni tra colonizzatori (italiani) e i colonizzati (gli eritrei). Anche questo vuol dire parlare di storia: entrare dentro ai rapporti interpersonali dei singoli soggetti, nonostante essi possano avere un sottofondo di razzismo, ma in linea con l’epoca, perché leggere e studiare di storia, vuol dire non giudicare, ma provare a capire i modi di ragionare, per quanto possano sembrare lontanissimi da noi.

Fa tenerezza il senso di fardello di uomo bianco che l’autore riporta di continuo; siamo certi che sia lui che i suoi compagni di armi ne fossero convinti, magari anche con le migliori buone intenzioni, immaginando come i valori italiani avessero potenziato quelli degli ascari e della popolazione autoctona tutta.

Non fa meraviglia invece, l’ennesima rivelazione, almeno per noi che abbiamo letto molto sull’argomento, della totale impreparazione delle truppe italiane alla guerra, con scarso e inadeguato equipaggiamento, armi risalenti al primo conflitto mondiale, e tanto lavaggio del cervello per chi sarebbe andato poi incontro a prigionia o morte certa.

La memoria condivisa è l’arma più importante per chi lotta quotidianamente per la pace, e questo libro entra a pieno titolo a far parte delle armate pacifiste.

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Ferdinando Bersani, I dimenticati,  Mursia, Milano, 2000

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