La piccola Fadette

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Pubblicato nel 1849, La piccola Fadette è un breve racconto campestre capace di unire elementi fiabeschi ad una moderna analisi psicologica di sorprendente precisione, che restituisce perfettamente i turbamenti e le contraddizioni dell’animo umano. Qui, la semplicità della vita rurale diventa cornice per riflessioni ancora attualissime sulla libertà individuale, il pirandelliano riflesso nostro e degli altri, la rivendicazione della virtù femminile.

Al centro dell’opera, ambientata in una sperduta valle francese dell’Ottocento, vi è la vicenda di due gemelli inseparabili, Landry e Sylvain Barbeau, tanto simili nell’aspetto quanto diversi nel temperamento; e della ragazza che, contro ogni pregiudizio, leggenda o superstizione, muterà il corso delle loro esistenze.

Il legame di Landry e Sylvain appare fin dall’infanzia indissolubile: i due bambini condividono giochi, pensieri e una misteriosa sintonia che li porta a vivere esperienze quasi identiche, al limite del paradossale. Attraverso questo rapporto, che viene condannato dalla comunità contadina di paese fin dalla nascita, Sand esplora magistralmente la linea sottile che separa amore e dipendenza, fusione di coppia e individualità. Da principio, infatti, la Piccola Fadette fa subito pensare al tema del doppio, che è, da sempre, fonte di grande ispirazione per autrici e autori. Dai Menecmi alla Trilogia della città di K., i gemelli sono capaci di rievocare suggestioni perturbanti, ambiguità, equivoci, riflessioni intime sui confini dei legami familiari.

Tuttavia, l’equilibrio della coppia viene infranto dalla decisione del pater familias di separare gli inseparabili, per necessità economiche: Landry viene inviato a lavorare presso la fattoria di compare Caillaud, mentre Sylvain rimarrà a casa. Ma mentre Landry si adatta con coraggio e facilità alla nuova vita, imparando ad ascoltare sé stesso e i propri desideri; Sylvain sprofonda nella malinconia dell’adolescenza, incapace di accettare la lontananza e divorato da un affetto doloroso, che arriva ad assumere i tratti dell’ossessione. Una parabola che incarna perfettamente le numerose indagini psicologiche sul tema, che spiegano – riassumendo – come nel rapporto gemellare ci sia sempre – se si crede nel per sempre – un gemello che va, e uno che resta. Una legge tanto crudele da diventare «naturale».

In questo contesto entra in scena Fadette: ragazza estremamente povera e trasandata, sospettata di stregoneria, relegata ai margini dalla comunità perché incapace di rispettarne le regole, continuamente derisa con i soprannomi di «grillo» e «maschiaccio». «Una bimba vivace come una farfalla, curiosa come un pettirosso e nera come un grillo», che attraverso intelligenza pratica, astuzia, schiettezza, conoscenza delle erbe e forza morale, diventa non soltanto l’oggetto dell’amore di Landry, ma la vera occasione di maturazione per entrambi i gemelli. Senza dubbio questa figura riflette l’intera sensibilità sociale di George Sand, che attraverso la piccola Fadette scaglia una critica feroce a tutti quei dottori della Chiesa che per secoli hanno condannato e poi ucciso numerose donne, per il semplice torto di praticare le antiche arti taumaturgiche tramandate dalle proprie nonne.

Anche lo stile dell’autrice è inconfondibile, caratterizzato da un’attenzione minimale al paesaggio: quelli descritti non sono boschi qualsiasi, ma selve popolate da fate, folletti, fuochi notturni, anime tormentate e innamorati che si rincorrono. Talmente magici da invitare i lettori alla perdizione. Il mondo rurale diventa un palco simbolico che accoglie sulla scena alcuni tra i sentimenti umani universali: la crescita dolorosa, la separazione forzata, l’indipendenza quasi irraggiungibile. Ma La piccola Fadette è molto di più di una storia d’amore o di un legame fraterno: è un romanzo sull’emancipazione individuale di tre individualità tanto differenti quanto complementari.

Mi sono domandata quale tra i protagonisti fosse più simile a me, ma la verità è che Sand descrive tre metamorfosi che ognuno di noi, almeno una volta, ha attraversato: il coraggio di scegliere, la necessità di lasciar andare, la forza di riscattarsi. L’autrice, insomma, ci mostra che anche nel più piccolo dei villaggi si giocano le grandi questioni dell’esistenza, e che a volte basterebbe un bosco incantato e una piccola creatura magica a rivelarci l’importanza fanciullesca dell’amore, dell’amicizia e della libertà. Tutto come se fosse la prima volta.

 

Recensione di Maria De Gennaro

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 George Sand, La piccola Fadette, Malipiero, Bologna, 1954

Edizione originale: La petite Fadette, Michel Lévy frères, Paris, 1849

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