Le non cose

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Scritto da Marialia Calabretta

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Questo libro parla di quanto saldarsi a terra, nel mondo reale, salvi. L’autore espone in modo limpido e razionale le cause e i rischi della progressiva perdita di contatto tra l’uomo e la realtà. Fantasticare, immaginare e proiettare sono attività meravigliose, ma vanno allenate e indirizzate. Le non-cose, così belle e desiderabili, abbagliano, catturano e distraggono: ci fanno dimenticare delle cose. La negatività della resistenza è insita nella struttura della materia e l’universo è costituito da oggetti (dal latino obicere, opporre, contrapporre, obiettare).

Comprendiamo, dunque, come lo scontro, l’opposizione e la disarmonia siano parte della natura umana e fondamentali nella costruzione del sapere. La conoscenza passa attraverso percorsi tortuosi e divisori, talvolta dolorosi. La perpetuità dell’uguale, la scomparsa del Tu e le superfici lisce come quella dello smartphone, invece, ci sottraggono dalla nostra essenza ribelle e irregolare. In questo modo, lo spazio digitale, amabile e spianato, riduce il confronto, le relazioni e le esperienze.

“Una massa di informazioni ci investe ogni giorno. (…) Ormai sono i dati e non più le cose concrete a influenzare le nostre vite. Le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e sulla biologia”. Così viene espressa l’attuale e pericolosa tendenza ad esperire piuttosto che possedere e a collegarci anziché legarci, annebbiati e travolti da uno strato informativo talmente fitto da scomporre ogni dimensione cosale. La sensualità della voce, la pesantezza del contatto e l’intensità dello sguardo rimbalzano rovinosamente sugli schermi distorcendo il modo di relazionarci e di empatizzare con l’Altro. Questa derealizzazione sembra essere liquida, uniforme e irripetibile, ma quanto vale una vita senza ritmo, senza battito e senza cuore?

La quotidianità di ognuno di noi è ritmicamente scandita e tormentata dal desiderio, ma anche dall’esigenza di preservare le proprie radici. L’etimologia del verbo desiderare è tra le più affascinanti della nostra lingua: la proposizione -de in latino ha sempre connotazione negativa, mentre sidus significa stella, quindi letteralmente “avvertire la mancanza delle stelle”, di cose buone. Qualche anno fa, ho avvertito la necessità di ripristinare il legame con me stessa e con il mondo, così ho avuto la fortuna di conoscere lo yoga, in cui al termine della pratica si ringrazia anche la terra.

Il termine yugà (giogo in sanscrito), fa riferimento a qualcosa di concreto, ossia il giogo che si fissa sul collo dei buoi per attaccarli all’aratro. Da qui ha preso forma il significato posteriore di unire, controllare e metodo per governare i sensi. Questo saggio mi ha permesso di capire che si sogna meglio quando si apprezza l’originaria materialità dell’esistenza, ritengo che la voce dell’autore sia pacata e tenace, spero possa guidare e disturbare il cammino di tutti.

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Byung-Chul Han, Le non cose, Einaudi, Torino, 2022

Edizione Originale: Undinge: Umbrüche der Lebenswelt, 2021

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