Le case dai tetti rossi

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Finì in manicomio perché non sapeva dove andare.”

Prendendo spunto dalla vendita della casa della Nonna ad Ancona, l’autore ripercorre le orme della memoria sul vicino manicomio dai tetti rossi (da cui il titolo). A sostenerlo nel racconto la ricerca di cartelle cliniche e il tornare dentro le case dai tetti rossi a distanza di anni, quando ormai le strutture  sono adibite ad altro uso. 

Nella ricostruzione del mondo parallelo, al di là delle colonne d’Ercole della ragione, ci  sono personaggi che malati non erano, rinchiusi solo perché non avevano alcun posto dove andare, o perché semplicemente diversi in termini e modi che la società del tempo non era pronta ad accettare. 

Attraverso un lavoro di memoria e di ricerca, l’autore ricostruisce le vicende di donne e uomini veramente esistiti, che erano riusciti per un lungo periodo di tempo a costruire una qualche forma di equilibrio, che permetteva alla struttura di andare avanti.  

I malati internati, e non abbiamo scelto a caso questo verbo, erano nascosti dietro mura altissime e tetti rossi come portatori di un peccato originale impossibile da assolvere

Nascondere la malattia quando non si è in grado di curarla, perché spesso al male dell’anima non c’è cura. I bagni freddi, l’elettroshock e i medicinali come mezzi per spegnere quel briciolo di umanità e vita nella vita. Una situazione di infermità (o inferiorità?) per cui ai “matti” era persino negato l’amore, perché ritenuto due volte sbagliato; non a caso uomini e donne per molto tempo furono divisi in sezioni separate di giorno e di notte.  

Il romanzo di Moscè non vuole però puntare il dito contro medici o infermieri, o le istituzioni più in generale che avvallavano alcuni trattamenti medici, o presunti tali. Vuole semplicemente raccontare quello che è stato, e dare dignità a persone a cui si ammalavano i pensieri. 

Trovare un personaggio di cui innamorarsi non è stato difficile, dal giardiniere Arduino e il suo intenso lavoro per dare serenità passiva naturale agli ospiti, al medico Lazzari che letteralmente rivoluziona la vita nel manicomio, cercando di dare dignità agli ammalati. Noi abbiamo apprezzato in particolare modo Nazzareno, un inserviente/ospite del quale lo scrittore (che abbiamo avuto di conoscere e con cui abbiamo dialogato durante la rassegna Stazione BooktoMi 2022) ci ha detto alcuni retroscena che non immaginavamo (ma che se avrete la pazienza di vedere la presentazione del libro sul nostro canale youtube dopo la lettura del libro, vi lascerà positivamente sorpresi).

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Alessandro Moscè, Le case dai tetti rossi, Fandango, Roma, 2022

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