Come le mosche d’autunno

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I tempi sono cambiati e gli uomini pure.

Testo antico, uscito in prima pubblicazione in Francia nel 1931, di atmosfere e ambientazioni ormai disabitate da quasi cent’anni di polvere e ragnatele.

La protagonista del lungo racconto è l’anziana balia Tatjana Ivanovna, completamente devota alla famiglia Karin, dove ha visto crescere intere generazioni di ragazzi diventati in poco tempo uomini. Quasi come membro anziano della famiglia, difatti, sarà lei ad accompagnare i due ragazzi più giovani che partono per la guerra, e ancora a rimanere di guardia nella residenza storica, quando i Karin sono costretti a fuggire dal paese a causa della rivoluzione d’ottobre, e poi ancora a seguirli fino in Francia dove provano a trovare riparo. 

Sensazioni, ricordi, scontri di classe che vengono sintetizzati come un’opera d’arte dal titolo del libro. L’accostamento della nuova e infausta situazione dei suoi datori di lavoro a quella delle mosche in autunno è pura poesia. L’autunno è di per sé la stagione della malinconia, della consapevolezza che il tempo più bello è alle spalle, e quello più rigido davanti.

Qui abbiamo un tema costante nei lavori della Némirovsky, quello del ricordo del passato e della sua importanza nell’affrontare il presente. Da una parte per abbiamo i Karin che quasi negano il passato per rendere forse meno duro il presente, dall’altra la nostra balia, che dal ricordo della grandezza passata cerca la forza di affrontare un presente in cui nessuno si vuole riconoscere. 

Il libro è spesso lasciato in disparte nella bibliografia dell’autrice, forse perché non ha brillato del successo di altri testi; a nostro parere invece non è un lavoro secondario o di minore importanza, anzi in esso si possono apprezzare molte delle qualità di Irène Némirovsky. Il suo scavare nella memoria, e di scrivere quasi come una terapia per vincere i traumi emotivi passati,  come quello appunto della fuga dalla Russia ormai bolscevica all’arrivo in Francia, dall’abbandono della terra natia alla ricerca di riparo in una terra lontana che non potrà mai essere calda come casa. 

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Irène Némirovsky, Come le mosche d’autunno, Adelphi, Milano, 2007

Edizione originale: Les Mouches d’automne, Bernard Grasset, Paris, 1931

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