C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo

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“Gli uomini sognano di essere i primi e unici amanti della donna che amano. Le donne dicono che l’ultimo canta vittoria.”

Un doppio giro sulle montagne russe senza la barra di sicurezza tirata giù, mentre quando acquistato il biglietto pensavamo di andare su un tranquillo treno panoramico tra le rovine dell’amore (e di certo in questo il titolo del libro ci ha in parte fuorviato). Una volta riusciti ad essere sopravvissuti al primo giro di giostra (cioè ai primi due-tre capitoli), il resto andrà da sé. 

Sin dall’inizio si entra entra nel disordine vissuto dello scrittore, con l’incarnato immaginifico della cultura colombiana. Cosi Cartagena viene ribattezzata la città immobile da cui tenta di scappare e Bogotà la grande metropoli, in cui far perdere le proprie tracce. 

Il malessere interiore del protagonista è ampliato dalla difficile accettazione della fine di una storia d’amore, che per quanto travagliata e difficile, era uno dei pochi punti di riferimento che avesse. Da qui la ricerca di somiglianze con altre storie d’amore tormentate dei suoi miti della musica, come Sid Vicious e Nancy, per lenire ma non far passare il dolore. 

Un vuoto da cui sembra impossibile fuggire, e la parvenza di normalità da mostrare all’esterno ad ogni costo ne rende ancora più difficile la sopportazione. Da qui l’altra similitudine emotiva ricercata con una stella della musica, questa volta Kurt Cobain. 

La scrittura e la scomposizione del racconto non permettono distrazioni di alcun tipo per stare dietro all’eccentrico mondo dell’autore. Però una volta riusciti a trovare il giusto ritmo di lettura, si viene letteralmente catapultati in un’altra dimensione. Si assapora a bocca piena il caldo e l’aria densa della Colombia delle grandi città, e quella lotta giornaliera per vivere al meglio delle proprie possibilità. Il linguaggio crudo e diretto è necessario alla funzionalità del libro, e alla costruzione del mondo visto con gli occhi del protagonista. Ad essere sinceri abbiamo letto il libro due volte per poterlo apprezzare e riuscire a capire cosa lo scrittore volesse trasmettere, quindi in caso di necessità, consigliamo di fare lo stesso, non appena terminata la prima lettura. 

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Efraim Medina Reyes, C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarloFeltrinelli, Milano, 2002

Edizione originale: Érase una vez el amor pero tuve que matarlo, Editorial Babilonia, 1994

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